Etichetta: Gutter records

1996, Germania. I tedeschi Demolition si formano, e dovranno attendere ben cinque anni di gavetta prima di giungere al full lenght, appunto, il corrente "Out of noland". Quest'ultimo, peraltro successore di un EP scarsamente fortunato come "...In the beginning", risalente pertanto al lontano 1998. I Demolition rinnegano in un certo senso il Thrash teutonico di Sodom o Destruction, preferendo loro partiture massicce, strutturate, ritmicamente rallentate e tecniche. Thomas Pippersteiner, chitarrista della band, trova suoni mal prodotti ma devastanti: Jeff Waters del periodo mediano dei suoi Annihilator pare essere, a tratti, uno dei suoi particolari lumi ispiratori, grazie a quella commistione letale di Heavy Metal e Thrash che aveva reso celebri, in tempi remoti, dischi come "Set the world on fire". Gli Overkill degli anni novanta non mancano di venir citati, soprattutto in relazione alla fantastica coppia d'asce formata da Cannavino e Gant su dischi come "Horrorscope" o "W.F.O.". Va anche precisato che i Demolition, oltre ad aver suonato live con artisti come Ronnie James Dio, furono spalla anche per gli stessi Overkill di Blitz e della sua compagine newyorkese. Discreto lavoro, questo "Out of noland", caratterizzato dalla presenza di un singer personalissimo come Peter Musch, che sporca vocalizzi a'la Testament rendendoli scorrevoli ma granitici, forse in eccesso. Tom Krautner incede troppo sulla doppia cassa, tralasciando del tutto o quasi l'essenzialità batteristica sul drum set, e risultando banale e scontato nelle sue proposizioni, quelle di una sezione ritmica che solo Hans-Peter Rapp riesce a salvare in corner. Troppo lenti, scarsamente catchy, ma validi nel contesto di un Thrash roccioso, novantiano, muscolare.

Voto: 6,5

Marco "Dark Mayhem" Belardi